Anche
la Piana gli è debitrice...!
(di Bruno Demasi)
Ho
voluto capovolgere la consuetudine: non siamo noi a salutare Pasquino, ma,
conoscendolo, è stato lui a farlo, con un sobrio gesto del
cappello, come sempre. Lo ha fatto ieri, poco più che settantenne, sul filo del
mezzogiorno, dopo aver lottato a lungo contro una malattia che non perdona,
dopo aver soprattutto lottato a lungo contro la
malattia del nostro Sud, della nostra terra, la patologia dell’indifferenza,
del torpore, del tutto è permesso...
"Meridionalista
senza conversione" lo ha definito qualcuno, ma non aveva alcun bisogno di
“convertirsi” a quella fede che fece ardere di impegno sociale i grandi
meridionalisti storici, che lui ha venerato, a partire da quello Zanotti Bianco
con cui ha condiviso la premura per gli ultimi di questa terra, ieri priva di
alfabetizzazione scolare, oggi ancora paurosamente priva di alfabetizzazione
sociale e politica, fino a quel Nicola Zitara, l’ultimo dei meridionalisti
“convertiti”, cui Pasquino successe nella direzione del giornale “La Riviera”,
strumento di grande crescita per la Locride, e non solo...
Prima di
conoscerlo personalmente, nei primi anni
Settanta del secolo scorso lo conobbi da docente attraverso quella sua “Bibbia dei poveri”, un libricino di narrativa per la scuola media, nel quale, a più mani cercava di combattere l’analfabetismo culturale dei nostri ragazzi abbandonati a se stessi in tanti paesi della Provincia dopo una quinta elementare rabberciata a stento, quando la scuola media, malgrado venisse pomposamente definitia “scuola dell’obbligo” era ancora un miraggio per molti, forse tantissimi...
Settanta del secolo scorso lo conobbi da docente attraverso quella sua “Bibbia dei poveri”, un libricino di narrativa per la scuola media, nel quale, a più mani cercava di combattere l’analfabetismo culturale dei nostri ragazzi abbandonati a se stessi in tanti paesi della Provincia dopo una quinta elementare rabberciata a stento, quando la scuola media, malgrado venisse pomposamente definitia “scuola dell’obbligo” era ancora un miraggio per molti, forse tantissimi...
La”
Bibbia dei poveri”, antologia breve e commovente di narratori della
nostra terra, diventava per tanti ragazzi della scuola media uno dei pochi
libri che essi erano disposti ad “ascoltare” incantati, con gli occhi semichiusi,
assaporando quelle gocce di Calabria e di Mezzogiorno che la scuola dell’obbligo, persa dietro
improbabili programmi, evitava loro di dare. Un libro infallibile, anche con
gli alunni più distratti e menefreghisti, tanto da afferrarne l’attenzione e
l’interesse in modo miracolosamente rapido e suscitare in loro il desiderio di
conoscere di più, di capire la nostra terra attraverso i suoi narratori e i
suoi poeti.
Un libro di
narrativa che ho continuato ad adottare finchè è stato possibile e che mai,
dico mai, ha tradito tra i banchi la sua missione di piccola semina di
altrettanto piccole , ma preziose conoscenze di base sulla cultura, la storia e
la vita della Calabria e della nostra provincia.
Conobbi di persona più tardi Pasquino Crupi e spesso
lo invitai nelle scuole per parlare agli alunni e incantarli ancora con le
sue lezioni-racconto che avevano il
sapore di una saggezza antica, quella dei padri, e di lui acquistavo
gelosamente, avidamente ogni pubblicazione, condividendone sempre fino in fondo
impostazioni e contenuti: I fatti di Melissa (Catanzaro 1976),
Letteratura
ed emigrazione (Reggio Calabria 1982); Processo a mezzo stampa
(Venezia 1982); Stragi di Stato nel Mezzogiorno contadino (Cosenza 1985); Il
giallo colore del sangue di Luino (Reggio Calabria 1990); Un
popolo in fuga (Cosenza 1991); L’anomalia selvaggia-Camorra, mafia,
picciotteria, ‘ndrangheta nella letteratura calabrese del Novecento
(Palermo 1992); Benedetto Croce e gli studi di Letteratura calabrese (Cosenza
2003) e la monumentale Storia
della letteratura calabrese - alla quale si inchinò persino quel grande
Antonio Piromalli, il primo storico della nostra letteratura calabra, maestro
di Pasquino e di lui ammiratore instancabile - senza dimenticare:La
letteratura calabrese raccontata ai ragazzi; Buongoverno: commento alla Costituzione; La questione meridionale al tempo della diffamazione calcolata del Sud; Lezioni di letteratura calabrese dalle origini ai nostri giorni; Luna Rossa.
letteratura calabrese raccontata ai ragazzi; Buongoverno: commento alla Costituzione; La questione meridionale al tempo della diffamazione calcolata del Sud; Lezioni di letteratura calabrese dalle origini ai nostri giorni; Luna Rossa.
Davanti al
professore Piromalli Pasquino Crupi manteneva una venerazione inusuale e una
soggezione da neofita e quando questi parlava, come accadde una volta in un
seminario destinato agli allievi di una scuola, dove lo aveva accompagnato,
egli si ritraeva, restava tra il pubblico, quasi un allievo che non osa sedersi
accanto al suo maestro e che voglia continuare a imparare dalla sua viva voce ...
Era l’umiltà vera
di chi, “intellettuale in trincea”, come amava definirsi, ha continuato a divulgare la nostra storia e la nostra
cultura e ad amare e difendere questa contrade fino alla fine con la commozione
del maestro che presenta a chi non li
conosce i poeti della sua terra, come nell’ eloquentissima raccolta “Il Natale” ( Scendendo dalle
stelle con i poeti del popolo) in cui ci presenta alla sua maniera
alcuni tra i grandi poeti semisconosciuti che
“ci appartengono”: Michele Pane, Vittorio Butera, Napoleone Vitale,
Ciardullo, Francesco Salerno, Giuseppe Coniglio, Giuseppe Morabito, Achille
Curcio, Salvatore Borelli, Luciano Nocera, Antonio Zurzolo, Pasquale Favasuli,
Franco Blèfari, Giovanni Favasuli. Bruno S. Lucisano, Totò Mediati.
La Piana gli deve
tanto, e non solo per l’attenzione da lui dedicata ai narratori e ai poeti di questi paesi (dai
Seminara ai Piromalli, ai Creazzo, ai Conia, e a cento altri che nella sua
storia della letteratura hanno trovato posto e rilievo), ma anche per la sua discrezione di intellettuale
sobrio, non litigioso e vacuo, e soprattutto per le sue analisi sociali,
storiche e politiche che Emilio Sereni ebbe spesso a prendere e ad additare a
modello.
La Piana gli deve anche molto quando egli scava e scuote dalle fondamenta, e senza mezzi termini le pieghe dellla geografia e della storia di questa terra strana nel suo studio generale sul paesaggio agrario calabrese e soprattutto nel saggio “ L’anomalia selvaggia-Camorra, mafia, picciotteria, ‘ndrangheta nella letteratura calabrese del Novecento , pubblicatogli entusiasticamente da Sellerio una ventina di anni fa quasi a suggello di una incredibile personalità di saggista e storico, meridionalista non convenzionale, uomo del Sud senza senza campanile.
Ciao, Pasquino!
Grazie!!!