di Bruno Demasi
Le zone economiche, “speciali” o meno
che siano, non possono essere create a tavolino nè tantomeno con un
provvedimento istituzionale a livello regionale o nazionale se prima non acquisiscono e sviluppano in sè la vocazione economica e anche culturale per divenirlo. Tuttavia la proposta, approvata in questi
giorni all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria, di
istituzione della Zona Economica Speciale a Gioia Tauro, rappresenta di sicuro
un fatto importante che va seguito opportunamente ma che, al contempo, nel prosieguo dell’iter
legislativo in Parlamento, va attentamente vagliato e controllato con preventive norme, chiare e precise , anche in direzione
Non
vi è dubbio, tuttavia, che l’istituzione della Zona Economica Speciale possa e debba
rappresentare una iniziativa concreta per l’effettivo rilancio industriale del
porto e del retroporto di Gioia Tauro attraverso la creazione di un “porto
franco” dove le imprese potranno avere vantaggi doganali, fiscali e
amministrativi. E’ però evidente-
mente necessario evitare qualsiasi operazione propagandistica
perché nel corso ormai di lunghi anni troppo spesso si è annunciata una svolta
industriale per l’area di Gioia Tauro che poi puntualmente non si è realizzata.
A tal proposito basterebbe ricordare
l’Accordo di Programma Quadro con un investimento di circa 490 milioni quasi
del tutto improduttivo e che ha fatto registrare gravi, incomprensibili e
colpevoli ritardi.
La ZES agevolerà i progetti di sviluppo
dell’Area? Può essere. La ZES candiderà Gioia Tauro e la Calabria ad un
ruolo di protagonista nel Mediterraneo? Sicuramente aiuterà tale prospettiva.
Le condizioni fondamentali per favorire lo
sviluppo industriale e produttivo dell’area di Gioia Tauro rimangono tuttavia sempre quelle stesse che fino ad ora
hanno impedito questo sviluppo: il miglioramento, il potenziamento e
l’ammodernamento del sistema infrastrutturale e fin quando, per esempio, non
sarà realizzato il gateway ferroviario per un sistema di trasporto efficiente e
integrato queste condizioni resteranno solo sulla carta.
In
questo quadro, è necessario ribadire e sottolineare le responsabilità della
società Ferrovie dello Stato che ha considerato Gioia Tauro un ramo secco del
trasporto nazionale: basti pensare che nel 2006 erano 2300 i treni merci che
partivano e arrivavano da Gioia Tauro e oggi nessuno; oppure che nel 2008
viaggiavano col treno 100 mila container ed oggi neanche uno. Questo è uno dei
motivi di fondo, certamente non l’unico, per cui l’area di Gioia Tauro
non è mai divenuta industriale e produttiva.
Dunque la ZES certamente può
rappresentare un fatto importante e di rilievo ma il rischio che sia solo un
annuncio propagandistico è assai concreto se contemporaneamente non si
costruiscono le condizioni fondamentali ed elementari per lo sviluppo
industriale. E se Moretti in questi anni ha privato i calabresi del diritto
alla mobilità ha anche un’altra grande responsabilità: quella di aver impedito
al porto di Gioia Tauro di poter avere lo sviluppo industriale di cui si ha
bisogno. E su questo la Giunta regionale francamente appare inspiegabilmente
silente. Quel che è peggio però è che non si rifletta sulla possibilità che la creazione della zona franca diventi un ulteriore paradiso anche per le dinamiche di illegalità e di criminalità che già prosperano indisturbate su questo territorio!