sabato 8 giugno 2013

UNA “ ZONA ECONOMICA SPECIALE” A GIOIA TAURO ?

di Bruno Demasi


       Le zone economiche, “speciali” o meno che siano, non possono essere create a tavolino nè tantomeno con un provvedimento istituzionale a livello regionale o nazionale se prima non acquisiscono e sviluppano in sè la vocazione economica e anche culturale per divenirlo. Tuttavia la  proposta, approvata  in questi  giorni all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria, di istituzione della Zona Economica Speciale a Gioia Tauro, rappresenta di sicuro un fatto importante che va seguito opportunamente  ma che, al contempo, nel prosieguo dell’iter legislativo in Parlamento, va attentamente vagliato e controllato  con  preventive norme, chiare e precise , anche in direzione
del mantenimento e del rafforzamento della contrattazione nazionale.
      Non vi è dubbio, tuttavia, che l’istituzione della Zona Economica Speciale possa e debba rappresentare una iniziativa concreta per l’effettivo rilancio industriale del porto e del retroporto di Gioia Tauro attraverso la creazione di un “porto franco” dove le imprese potranno avere vantaggi doganali, fiscali e amministrativi. E’ però  evidente-
mente necessario evitare qualsiasi operazione propagandistica perché nel corso ormai di lunghi anni troppo spesso si è annunciata una svolta industriale per l’area di Gioia Tauro che poi puntualmente non si è realizzata. A tal proposito basterebbe  ricordare l’Accordo di Programma Quadro con un investimento di circa 490 milioni quasi del tutto improduttivo e che ha fatto registrare gravi, incomprensibili e colpevoli ritardi.
       La ZES agevolerà i progetti di sviluppo dell’Area?  Può essere. La ZES candiderà Gioia Tauro e la Calabria ad un ruolo di protagonista nel Mediterraneo? Sicuramente aiuterà tale prospettiva.
 Le  condizioni fondamentali per favorire lo sviluppo industriale e produttivo dell’area di Gioia Tauro rimangono  tuttavia sempre quelle stesse che fino ad ora hanno impedito questo sviluppo: il miglioramento, il potenziamento e l’ammodernamento del sistema infrastrutturale e fin quando, per esempio, non sarà realizzato il gateway ferroviario per un sistema di trasporto efficiente e integrato queste condizioni resteranno solo sulla carta.
      In questo quadro, è necessario ribadire e sottolineare le responsabilità della società Ferrovie dello Stato che ha considerato Gioia Tauro un ramo secco del trasporto nazionale: basti pensare che nel 2006 erano 2300 i treni merci che partivano e arrivavano da Gioia Tauro e oggi nessuno; oppure che nel 2008 viaggiavano col treno 100 mila container ed oggi neanche uno. Questo è uno dei motivi di fondo, certamente non l’unico,  per cui l’area di Gioia Tauro non è mai divenuta industriale e produttiva.
     
Dunque la ZES certamente può rappresentare un fatto importante e di rilievo ma il rischio che sia solo un annuncio propagandistico è assai concreto se contemporaneamente non si costruiscono le condizioni fondamentali ed elementari per  lo sviluppo industriale. E se Moretti in questi anni ha privato i calabresi del diritto alla mobilità ha anche un’altra grande responsabilità: quella di aver impedito al porto di Gioia Tauro di poter avere lo sviluppo industriale di cui si ha bisogno. E su questo la Giunta regionale francamente appare inspiegabilmente silente. Quel che è peggio però è che non si rifletta sulla possibilità che la creazione della zona franca diventi un ulteriore  paradiso anche per le dinamiche di illegalità e di criminalità che già prosperano indisturbate su questo territorio!