mercoledì 6 novembre 2024

IL TRITTICO DI GALATRO EMBLEMA DELLA BELLEZZA IN ASPROMONTE (di Michele Scozzarra)

     Quando, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, ebbi il mio primo incarico di insegnamento a Galatro, scoprii con meraviglia un paese unico nel suo genere, tanto ricco di incredibili bellezze naturali quanto custode geloso di ciò che nei secoli la sua gente tenace e orgogliosa ha saputo costruire per dare un volto alla fierezza di cui essa è intrisa profondamente nell’anima. In primis lo stupendo trittico marmoreo che troneggia sull’altare maggiore della chiesa principale che, a parere mio, costituisce la sintesi compiuta e più eloquente dell’amore antico per l’arte e per la bellezza di tutta la gente aspromontana. Non perdevo l’occasione nei momenti vuoti di lezione di lasciare la scuola antistante alla chiesa per correre ad ammirare ancora e ancora, da tutte le angolazioni possibili, questo capolavoro che ti lascia senza fiato e fu Don Rocco Distilo, parroco, docente nella mia stessa scuola e poeta finissimo, che a sua volta meriterebbe più ampie memorie e più ampi studi rispetto a quelli che finora gli sono stati dedicati, ad illustrarmene con sapienza le caratteristiche più evidenti, ma soprattutto quelle che un occhio poco allenato non riuscirebbe mai a cogliere. Ho sempre pensato di avere un debito di ricordo per questo capolavoro che appartiene ai Galatresi e , attraverso di loro, al mondo aspromontano nella sua interezza ed oggi in gran parte posso saldarlo presentando questa magnifica pagina di Michele Scozzarra che è sintesi formidabile, ma anche omaggio filiale. (Bruno Demasi) 
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    Più di una volta mi è capitato di osservare il maestoso Trittico della Chiesa di san Nicola a Galatro, un’opera d’arte rinascimentale nella quale si può scoprire tutto un “universo” che porta scolpito addosso: un capolavoro di marmo che è la testimonianza più eloquente del connubio tra fede e arte nella storia di Galatro. Nel 1911 i funzionari della Soprintendenza di Napoli lo hanno attribuito ad Antonello Gagini ma, ancora oggi, non si hanno notizie certe sulla reale paternità, ma anche se non si ha la certezza che sia opera del Gagini, possiamo dire lo stesso che è una splendida opera d’arte formata da tre statue stupende di pregevole valore. A guardarlo attentamente si può scorgere la ricchezza artistica e architettonica che la grandiosità dell’altare “cela e dischiude”. Innanzitutto l’altare racconta e testimonia la storia e la cultura affascinante della società galatrese del tempo, del popolo che l’ha voluto aderendo all’iniziativa del Cardinale Andrea Della Valle “uomo assai erudito, già canonico in San Pietro a Roma e, fino al luglio del 1523 vescovo di Mileto. La Chiesa galatrese, pertanto, prese il nome dal casato dell’alto prelato, nominato cardinale, che la volle realizzare in prossimità del fiume Metramo”.

     Nelle tre nicchie dell’altare si trovano le statue di san Giovanni Battista, della Madonna della Valle e di san Giovanni Evangelista: uno sguardo attento posa l’occhio su alcuni particolari che testimoniano i danni causati, nei secoli passati, dalle intemperie del tempo che ne hanno determinato lo spostamento, prima della definiva ricomposizione del Trittico nella Chiesa Parrocchiale di San Nicola. La Statua della Madonna della Valle, evidenzia la mancanza di alcune dita della mano e si nota anche che tra il pollice e l’indice della mano destra aveva un frutto. Tiene in braccio Gesù Bambino con in mano una colomba danneggiata dal terremoto alla quale manca la testa. Nella statua di san Giovanni Evangelista si nota che nella mano stringeva un qualcosa, potrebbe essere una croce o un calice. Volere interrogarsi sulla storia dell’altare di Galatro significa “scavare” nel fondamento storico, culturale, civile e religioso su cui si è formata la fisionomia umana di tutta la comunità galatrese che, anche attraverso l’opera della Chiesa, ha contribuito in maniera fondamentale alla crescita di una identità della nostra comunità, anche attraverso le grandi e molteplici espressioni della pietà popolare, ma pure alle grandi e molteplici espressioni culturali e artistiche.

 
    La bellezza del Trittico della Chiesa di Galatro, testimonia la forza e la vitalità impareggiabile di una comunità colta che è stata sempre aperta alla cultura e all’arte in tutte le sue manifestazioni. E non c’è bisogno neanche di indagare sul nome dell’autore dell’opera, perché ogni grande capolavoro si svela a noi in tutta la sua grandiosità indipendentemente dal suo autore, perché l’incanto nel quale, misteriosamente, si viene avvolti nel contemplare l’opera, non è legato soltanto allo stupore per l’abilità degli artisti che l’hanno realizzata, ma a qualcosa di molto più grande e misterioso. Nell’animo dell’artista che ha realizzato questi capolavori, sicuramente, non c’era neanche la consapevolezza che stava realizzando un pezzo di storia dell’arte che sarebbe durato, e ammirato, nei secoli, ma c’era la fede cattolica resa evidente ai sensi. Era una anticipazione del paradiso, o forse la sua rappresentazione in dimensioni terrene e le statue erano il punto in cui sacro ed umano si congiungevano, fino a tradursi in una realtà che, se non era ancora pura spiritualità, non era più soltanto un lavoro fatto da capomastri e scalpellini.

   In questa prospettiva, per concludere, possiamo ben dire che il rapporto dell’arte con la Chiesa di Galatro è secolare… è una realtà affascinante e misteriosa che è maturata e cresciuta nel tempo e che, ancora oggi, l’attenzione alla conservazione e sviluppo di queste grandi opere può per far sì che l’arte possa continuare a dare il suo contributo, anche come strumento di evangelizzazione.

Michele Scozzarra
POSTILLA


     In questo mio breve scritto, anche se per evitare di appesantire il testo con note e citazioni non ho detto a quali fonti ho attinto, penso sia chiaro a tutti che non ho potuto non attingere al libro dell’amico prof. Umberto di Stilo “Il cinquecentesco trittico marmoreo della Chiesa Parrocchiale di Galatro”.

   Sulla “questio” se il Trittico è da attribuire, in tutto o in parte, al Gagini oppure no, su una mia “provocazione”, qualche anno addietro, il prof. Umberto è intervenuto magistralmente con una “chiarificazione” che riporto nel link in calce.

    Intervento-chiarificazione del prof. Umberto di Stilo sulla paternità della statua della Madonna della Valle della Chiesa di Galatro: