di Naty Polistina
Nato a Favazzina, frazione di Scilla, il 4 ottobre 1844, Tommaso Polistina frequentò gli studi classici presso il valente Seminario Vescovile di Oppido Mamertina proprio sullo scorcio di quegli anni ’60 che vedevano giungere in Sicilia e poi in Calabria le truppe garibaldine portatrici per tanti di un sogno destinato a restare irrealizzato: la distribuzione delle terre ai contadini più che l’annessione , che poi di fatto avvenne, al Piemonte.. Anni di grandissime e rapide trasformazioni la cui eco probabilmente arrivava ovattata, ma non distorta, nelle austere aule del seminario oppidese, che la famiglia aveva preferito a quello, ben più facilmente raggiungibile, di Mileto per la formazione del loro promettente e intelligente ragazzo sia perchè i Polistina evidentemente avevano delle frequentazioni con Oppido, come molti Scillesi, alcuni dei quali poi naturalizzati nella città aspromontana, sia perchè sicuramente conoscevano il valore di quel rinomato luogo di studio e di formazione.
Oppido nell'Ottocento |
Nel 1891 si trasferì a Reggio Calabria dove sposò la nobildonna Sinopoli Battaglia dalla quale ebbe numerose figlie. Nel Foro reggino occupò un posto di rilievo e, con Diego Vitrioli, Peppino Andiloro e Domenico e Filippo Aliquò fu membro del Movimento di Azione Cattolica con la ferma intenzione di trasformare la situazione locale rimasta estranea alla evoluzione culturale in atto (V. A. Tucci, Il Movimento cattolico calabrese nel Novecento, in “Rendiconti della Rivista di Storia calabrese del ‘900”.). Collaborò significativamente a importanti giornali come “Il Mattino”, “La Civiltà Cattolica” e il giornale cattolico reggino “L’Indipendente”e non si risparmiò come strenuo difensore di varie cause di cattolici in un clima di tensioni tra fazioni clericali e anticlericali.
Sull’onestà intellettuale e professionale di Tommaso Polistina e sulla sua testimonianza di uomo integerrimo e maestro di valori morali Gaetano de Felice pubblicò sull’Osservatore Romano parole cariche di elogio: “Forse non sono molti, specie fuori dall’Italia Meridionale, coloro che siano in grado di valutare l’entità storica della figura di Tommaso Polistina […] Esercitava, l’avvocatura come missione di bene, ed era tanto rigido nel valutare le ragioni dei clienti quanto nel misurare le sue spettanze. Mio zio gli affidò un affare, sollecitamente espletato; e gli mandò, per ringraziarlo, una lettera ossequiosa con tre biglietti da cento lire; ma, nel giorno stesso, il Polistina gliene restituì duecento, dichiarando che, per quanto aveva fatto il giusto compenso era quello! Intesa così la professione non poteva certo arricchirlo materialmente; ma lo arricchì moralmente; circondandolo della stima profonda dei colleghi, compresi quelli che bizze partigiane allontanavano da lui. Io lo seguii fin dalla mia prima infanzia; e m’è chiaro dichiarare che, se nella vita che Dio mi concesse, non breve né lieta, qualcosa di bene mi fu dato operare, in buona parte ne fu ispiratore lui, spesso con un consiglio, sempre con l’esempio [...]” (G. De Felice, Pionieri cattolici nel secolo XIX. Tommaso Polistina, in “Fede e Civiltà”, III serie, nn. 4 e 5, 22 e 29 gennaio 1936, pp. 509-513).
Tommaso Polistina fu uomo colto e appassionato, per la sua capacità di passare agilmente dalla filosofia, alla politica, dalla religione all’arte e alla letteratura, si occupò con dedizione alla questione del Mezzogiorno, non risolta dall’Unità d’Italia e grazie alla sua facilità nello scrivere denunciò e criticò senza remore gli avversari del malinteso spirito unitario, pubblicando numerosi articoli sulla Rivista “Fede e Civiltà” di cui fu Direttore. Nel 1869 in occasione della convocazione del Concilio Vaticano I gli fu affidato dal Pontefice la redazione del discorso augurale riprodotto ed esaltato da tutta la stampa cattolica d’Italia. Nel 1871 cedette la presidenza dell’Accademia della Gioventù Cattolica dell’Immacolata a Biagio Roberti e dopo la presidenza del sen. Raffaele Cappelli, che aveva dato alla Fondazione un’impronta politica non gradita al Pontefice, Tommaso Polistina fu rieletto presidente dedicandosi indefessamente al rifiorire dell’Accademia. Per la stessa Accademia, nel 1875, scrisse sul tema nuovo e ardito “Dell’infallibilità pontificia nei rapporti sociali”; il suo impegno fu benedetto, lodato, sostenuto e incoraggiato dall’allora Pontefice Pio IX che gli dedicò Breve.
Tommaso Polistina fu uomo colto e appassionato, per la sua capacità di passare agilmente dalla filosofia, alla politica, dalla religione all’arte e alla letteratura, si occupò con dedizione alla questione del Mezzogiorno, non risolta dall’Unità d’Italia e grazie alla sua facilità nello scrivere denunciò e criticò senza remore gli avversari del malinteso spirito unitario, pubblicando numerosi articoli sulla Rivista “Fede e Civiltà” di cui fu Direttore. Nel 1869 in occasione della convocazione del Concilio Vaticano I gli fu affidato dal Pontefice la redazione del discorso augurale riprodotto ed esaltato da tutta la stampa cattolica d’Italia. Nel 1871 cedette la presidenza dell’Accademia della Gioventù Cattolica dell’Immacolata a Biagio Roberti e dopo la presidenza del sen. Raffaele Cappelli, che aveva dato alla Fondazione un’impronta politica non gradita al Pontefice, Tommaso Polistina fu rieletto presidente dedicandosi indefessamente al rifiorire dell’Accademia. Per la stessa Accademia, nel 1875, scrisse sul tema nuovo e ardito “Dell’infallibilità pontificia nei rapporti sociali”; il suo impegno fu benedetto, lodato, sostenuto e incoraggiato dall’allora Pontefice Pio IX che gli dedicò Breve.
Maria Mariotti |
“Il suo stile era… l’uomo; pieno, elegante, nervoso, fiorito; aveva a volte squisitezze di sentita poesia, quando toccava le delicate corde dei carismi della fede e degli affetti della famiglia e della Patria. A taluno poté sembrare che l’avvocato Polistina sentisse un po' troppo di sé; ma, per un uomo coltissimo e tutto di un pezzo come lui, era naturale un certo sorriso di compatimento per certe mezze intelligenze e certi mezzi – caratteri che, arrampicatisi faticosamente sull’albero della cuccagna si proclamavan giganti. A tal altro poté sembrare che l’avvocato Polistina avesse un po' il prurito delle polemiche andasse stuzzicando gli avversari; ma, confessiamolo, in quel tempo che specialmente nei nostri Tribunali la massoneria sfoggiava sfacciatamente il suo anticlericalismo, e i nostri migliori professionisti si chiudevano in un deplorevole silenzio, figlio di un vile rispetto umano, era pur bello questo cavaliere errante dell’ideale che si accapigliava coi colleghi, coi giudici, coi presidenti per ogni questione di religione o di morale, anche a scapito della propria causa e a danno del proprio cliente […]” (M. Mariotti, La proposta socio-economica di un “intransigente” calabrese: Tommaso Polistina (1848-1926), in “Memoria e Profezia”, Ist. Sup. di Scienze Religiose di Reggio Calabria nel XX Anniversario di Fondazione, Tip. Zappia, Reggio Calabria 1994, pp. 433-458).
Tommaso Polistina fu modello di cattolico militante e di professionista perfetto e visse con tanta integrità e sobrietà da sembrare addirittura eccessivo alla società del suo tempo. Si spense a Napoli, come aveva vissuto, serenamente il 1 agosto del 1926.