Parte oggi ufficialmente , con la messa solenne celebrata dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea il processo di canonizzazione di Natuzza Evolo, la mistica calabrese troppo a lungo misconosciuta, tanto a lungo amata dalla gente senza alcuna riserva mentale. Un'icona di noi, della nostra terra, della nostra fede a volte ingenua e rozza, ma sempre sincera e testarda.
La grande spianata della "Villa della Gioia" di Paravati, come questa povera grande donna ha voluto si chiamasse questo esteso lenzuolo di terra buona immerso tra la santità degli ulivi, oggi freme e palpita all'unisono di diecimila cuori esultanti.
Scrive Luigi Maria Lombardi Satriani, antropologo e docente universitario di estrazione marxiana: “Se
si pensa cos’è la malavita in Calabria, se si pensa a quel che accade
nella Piana di Gioia Tauro, allo spreco incredibile di fondi pubblici,
non solo in Calabria, ma in tutta Italia e si paragonano tutte queste
cose con le iniziative che sono nate e stanno crescendo a Paravati
intorno a Natuzza, credo non si possa fare a meno di sentire da una
parte un olezzo di fogna e dall’altra il profumo della santità”.
Un tassello in più, non certamente l'unico, per far crollare in
me l’ultima riserva mentale , l’ultimo scoglio perbenista che mi
separava fino a qualche tempo fa testardamente da quanto Natuzza ha
fatto nascere in Paravati, in Calabria, nel mondo e soprattutto nella
mia mente e nel mio cuore intriso di razionalismo, nei miei occhi
appannati da una malintesa forma di prevenzione verso l’ingenuo ,
esemplare e immenso Magnificat che questa donna poverissima ha
costruito e sta ancora costruendo per noi e per il mondo intero con una
semplicità sconcertante e densa di un amore sconfinatp per tutti.
Quanto è accaduto, quanto costruito negli ultimi anni di vita di
Natuzza e nei cinque anni dopo la morte di questa creatura
straordinaria, avvenuta il I novembre 2009, aveva ed ha
dell’inverosimile: uno squarcio potente di conoscenza sul Cielo, ma
anche le basi di un’enorme santuario che nella forma esterna sembrava
voler chiedere un po' di grandiosità alla spianata di quella Basilica
romana che è delimitata dall’abbraccio del colonnato del Bernini; e poi
la grande casa di accoglienza per anziani e malati, il grande
auditorium, una spianata scandita dai grandi bassorilievi attestanti le
tappe della Storia della Salvezza, un contesto insieme grandioso ed
ingenuo, pulito, quasi un contraltare nel cuore styesso della Calabria a
quella Calabria sommersa da disordini , violenze , soprusi e immondizie
di ogni genere
Esattamente cinque anni dopo la morte , il I novembre del 2014,
l’inizio della fase diocesana del processo di beatificazione, che i
fedeli , a migliaia, a centinaia di migliaia, sembravano già avere
aperto motu proprio il giorno dei funerali, come ho scritto su questo
piccolo diario il 10 ottobre di quell'anno.
E la continuazione fervida, incessante dei lavori per quella “Villa della Gioia” che a dispetto della vaga leziosaggine del nome, era stata suggerita dalla Madonna. E non ci volevamo credere perché
la
mente e il cuore di noi razionalisti a oltranza, di noi Calabresi
pronti sempre a emozionarci e a vivere di passionalità davanti alla
barbarie in cui è precipitata ancora una volta questa terra, non ce la
sentivamo di accodarci a quello stuolo infinito di gente semplice, di
famiglie, di mamme che seguivano e seguono Natuzza osannando e
perpetuando una fede semplice fatta di segni veri, quella Bibbia dei
Poveri che sola ci rimane come strumento di riscatto e di ritorno a una
civiltà perduta.
Natuzza è ella stessa Bibbia per i Poveri, lo è la sua tomba bagnata
quotidianamente da mille lacrime, lo sono le due statue della Madonna e
del Cristo, che accolgono a braccia entrambi spalancate chiunque sia in
cerca di ristoro e le cui fattezze ella stessa ha indicato millimetro
per millimetro agli artisti che le hanno scolpite, lo è la sterminata
spianata circondata da edifici che ella ha voluto, lo è la Chiesa che
dall’esterno ti sembrava convenzionale e di stile composito, ma che ti
si apre in ogni centimetro quadrato come illuminata da un quinto
evangelio senza spazio e senza tempo in cui non v’è nulla di superfluo,
di lezioso, di non indissolubilmente legato alla vita di questa
straordinaria madre di carne che ci ha additato e ci addita senza sosta
la Madre Celeste. Una chiesa che ti affascina e ti conquista, persino
nella sua attesa luminosa e sorridente di quella consacrazione che
ormai attendiamo come un imprimatur di una storia senza confini e senza
barriere.
La fase nuova e più importante del processo di beatificazione si apre
allo scadere di appena quattro anni dall’inizio della fase diocesana,
preceduta da un tempo controverso durante il quale il pastore della
Chiesa locale, con alcuni provvedimenti accolti con obbedienza dalla
Fondazione voluta dalla stessa Natuzza, ha proclamato con intelligenza
nei fatti e negli atti l’appartenenza di Natuzza alla Chiesa Universale.
Un'appartenenza indubbia, anche se vissuta e germogliata una realtà
locale, quella di Paravati e quella della Fondazione "Cuore Immacolato
di Maria" che tuttavia ha tanto operato in modo quasi miracoloso per la
costruzione di quanto oggi si vede e si tocca e si avverte
spiritualmente a Paravati.
Natuzza donna della Chiesa! Senza alcun dubbio!
Natuzza ormai riconosciuta dalla Congregazione per le cause dei Santi
meritevole della fase centrale del processo di beatificazione per la
quale questa terra malgrado tutto benedetta è prodiga di preghiere e di
acclamazioni incessanti.