di Gioacchino Criaco


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Non voglio fare il guastafeste, la Calabria davvero custodisce un tesoro immenso, se le decine di tour operator scesi a Reggio porteranno migliaia e migliaia di turisti tedeschi sarà un fatto positivo, le nostre striminzite risorse economiche ne hanno bisogno. Certo, senza tante piaggerie, siamo più noi a fargli un favore, concedendogli di condividere una bellezza che così, alle loro latitudini, e ai nostri prezzi, non è semplice da trovare.

Chi verrà con rispetto ci darà una mano, e capirà che la rappresentazione che per anni è stata data della Calabria è sbagliata, e che ha privato molti di un bene immenso. Dunque merito a chi si è prodigato per la discesa tedesca. Però, in attesa della svolta, noi le cose dobbiamo dircele, senza offuscare la sacra immagine della nostra terra. Dobbiamo dircelo che fra le numerose cose positive un po’ di piaghe le abbiamo. Diciamocelo zitti zitti, fra di noi. confessiamocelo che una delle potenziali e maggiori risorse del territorio, l’Aspromonte, sta chiudendo, si sta inesorabilmente svuotando.
E noi lo sappiamo che la cultura di cui portiamo vanto, quella greca, sopravvive solo su pochi balzi di Mana Ji, che la lingua in bocca ai Bronzi, in caso di resurrezione, sarebbe quella che è superstite a Roccaforte, Bova, Gallicianò, nella vallata dell’Ammendolea.
Sussurriamolo allo Zefiro che da giugno l’ente di governo del parco d’Aspromonte non ha un presidente. Che le scuole chiudono e ragazzi e famiglie scendono in braccio allo Jonio in una diaspora che porterà tutti altrove, che Mimmo Lucano dovrà emigrare all’estero per accoglierci, integrarci e riunirci. Che, con un’ironia spicciola, la mia, potrei dire -con quello che si è speso per accogliere i tedeschi a Reggio, si poteva fare un progetto, pagare un paio di insegnanti e spedirli in montagna a tenere aperta la scuola di Roccaforte. Soffiamolo nelle orecchie di questo Stato che Roccaforte è l’occasione per dimostrare di esserci, di rivelare un’altra faccia, buona, oltre a quella che scioglie i Comuni, con mani che costruiscono e non solo legano e trascinano.
Sveliamo al principe della città metropolitana, che esiste un mondo oltre le mura di Risa, che si può passeggiare sul lungomare di Reggio e proseguire uscendo dalla città, per scoprire, insieme ai tedeschi la profondità della Grecìa calabrese.
Ululiamo al lupo della Sila, che c’è una madre lucente che muore e i progetti milionari di ri-popolamento, a posteriori, risultano solo una beffa. Gridiamolo al popolo calabrese che Roccaforte è l’occasione per rifarsi comunità coesa, solidale, che accoglie lo straniero e protegge i suoi. Scriviamolo agli intellettuali calabresi che fare cultura non è solo scrivere, ma lottare. Diciamocelo in faccia che le uniche vette raggiunte dalla Calabria ci sono state solo ai tempi in cui i nostri scalatori in cima alla cordata erano i filosofi, non i procuratori o i prefetti. Perché se non ci diciamo la verità, è capace che i Bronzi davvero si risveglino, e non avranno parole di miele né per i tedeschi né per noi.