di Bruno Demasi
Crescono vertiginosamente gli utili della grande azienda made in “Calabria for Africa” che , pur lamentandone la latitanza, non ha bisogno affatto della presenza dello Stato tra i mille inferni di cui è disseminato il cammino di innumerevoli Africani eletti a carne da macello, ma spesso anche a carnefici per chi tenta di riportare un barlume di Stato tra le tende marce di San Ferdinando e degli altri luoghi di delizie che lo Stato ha rimosso dalla sua memoria.
Una materia prima per un’industria sommersa, costituita da tanta carne umana che attraversa il mare camminando letteralmente sulle acque e che fornisce soldi per sempre più frequenti sepolture nella nuda terra in fosse scavate con piccole escavatrici da riciclo in cimiteri di serie C dove resta appena il tempo per qualche foto in cravatta ai buoni di turno prima che rovi e sterpi crescano sui crani di questi martiri divorati dal nulla.
Una materia prima che dà da mangiare a imprese di pompe funebri, ditte di pullman a noleggio a prezzo d’oro per lo smistamento di questi visi impietriti nei lager di mezza Penisola, o ad agenzie di soccorso quotate nelle borse locali… che si fanno pagare a carissimo prezzo persino l’aria spostata da un ventaglio per allontanare l’odore nauseabondo della carne umana abbandonata a se stessa.
Una materia prima per un’industria sommersa, costituita da tanta carne umana che attraversa il mare camminando letteralmente sulle acque e che fornisce soldi per sempre più frequenti sepolture nella nuda terra in fosse scavate con piccole escavatrici da riciclo in cimiteri di serie C dove resta appena il tempo per qualche foto in cravatta ai buoni di turno prima che rovi e sterpi crescano sui crani di questi martiri divorati dal nulla.
Una materia prima che dà da mangiare a imprese di pompe funebri, ditte di pullman a noleggio a prezzo d’oro per lo smistamento di questi visi impietriti nei lager di mezza Penisola, o ad agenzie di soccorso quotate nelle borse locali… che si fanno pagare a carissimo prezzo persino l’aria spostata da un ventaglio per allontanare l’odore nauseabondo della carne umana abbandonata a se stessa.
Una materia prima che serve da alibi per mantenere in vita i ghetti di sempre e quando qualcuno prima o poi grida allo scandalo delle tendopoli in cui scappa il morto o covano le epidemie o a quello delle fabbriche abbandonate invase dal carnaio umano c’è sempre la possibilità di ricorrere a nuove progettazioni milionarie di nuove tendopoli da quattro soldi.
Una materia prima che incendia ed esalta la carità di mestiere di organizzazioni di carità fini a se stesse che non aggiungono altro che una goccia di lacrime pelose al mare magnum della povertà e dell’abbrutimento infinito della fame, della prostituzione, della vita di espedienti che si consuma vergognosamente a due passi dal porto più importante del Mediterraneo dove lo stesso Stato che ignora queste povertà fa finta di ignorare una trama infinita di traffici che si muovono lesti sopra e soprattutto sotto il filo della legalità.
Una materia prima che in qualche paese della Piana ha fatto sorgere il ghiribizzo a qualcuno di creare un centro “polifunzionale” per migranti costato oltre mezzo milione di euro per avviare e tenere “ corsi di formazione” agli immigrati, dotato di arredi e computer costati al contribuente almeno tre volte il loro valore corrente, inaugurato in pompa magna tra i clamori della propaganda di regime sempre pronta a vantarsi del proprio nulla e degli sperperi immani e abbandonato subito. Il suo scopo infatti –come molti dicono - era solo quello di spendere.
Una materia prima indispensabile ai cento progetti delle varie associazioni, ministeri, regione comuni per dimostrare a se stessi e al mondo che sulla carne da macello si possono costruire, come sempre nella storia, le più grandi e sporche ricchezze.