L’istituzione a Oppido Mamertina e frazioni
Sicuramente poche istituzioni civili ebbero un effetto dirompente e benefico sulla società e sulla crescita dei paesi aspromontani come l’istituzione e il progressivo consolidamento del servizio postale: non solo veicolo di comunicazione in sé , ma nel nostro caso un vero e proprio ponte con i paesi lontani, anche extraeuropei, nei quali già a partire dalla fine dell’800 si dirigeva la grande e dolorosa emigrazione calabrese. Il quadro che ne traccia Rocco Liberti in questa ricchissima pagina è molto eloquente: le poste italiane già nel momento della loro difficoltosa istituzione a livello locale nascevano come “servizio” sociale, non con quella connotazione di impresa commerciale che poi col tempo, e specialmente oggi, hanno assunto. Un servizio di grande portata perché reso a un contesto umano e sociale il più delle volte povero, oppresso da mille mali e da mille carenze strutturali, non ultima la mancanza di una rete viaria che fu faticosamente creata e migliorata col tempo e col sacrificio di tutti, mentre oggi in gran parte appare abbandonata a se stessa forse anche perché la comunicazione virtuale in prevalenza ha soppiantato quella cartacea.
Un’altra pagina che ci deve a lungo far riflettere sul nostro stato sociale e culturale di oggi in rapporto a quello di ieri, di cui dobbiamo ancora una volta ringraziare la penna e la memoria di Rocco Liberti. (Bruno Dermasi)
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In merito alla situazione postale nell’abolito regno sul finire della dominazione borbonica come pure nel resto dell’Italia siamo debitori a Stefano Jacini, il politico ed economista noto per una nota inchiesta e ministro dei lavori pubblici tra 1860 e 1867:
Una relazione sulla condizione del servizio postale in Italia e, di concerto, anche nelle terre ch’erano appartenute al regno di Napoli, ci si rende nota per il 1863, dopo che nell’anno decorso era intervenuta un’apposita riforma. Così si faceva presente:
«Sinora non si potè bene ordinare questo servizio che per 1.422 comuni rurali, coll’opera di 1.202 portalettere. Per le province napoletane e per la Sicilia questo servizio è ancora incompleto, e si stanno studiando i mezzi abbastanza celeri di trasporto»[6].
Dopo aver peregrinato per diversi locali privati, vedi Mittica (via Marconi, ove è rimasto a lungo), Cannatà (Corso Luigi Razza), Frisina (Corso Vittorio Emanuele II), lo Stato, con il solerte impegno del sindaco avv. Giuseppe Mittica, ha provveduto alla costruzione di un apposito edificio per le Posta all’angolo tra le vie Cavour e Mazzini. N’è stata costruttrice la ditta Surace della stessa Oppido e l’inaugurazione è avvenuta nel 1962 alla presenza dell’allora sottosegretario on. Dario Antoniozzi. Nel locale Mittica ha funzionato a lungo anche il servizio telefonico, dopo lo spostamento dato a un privato, Natale, che ha operato a lungo sullo stesso Corso Razza.
Il 29 marzo 1906 veniva a sua volta a proporsi, ma invano, l’istituzione di una colletteria a Piminoro, un servizio, si diceva, «reso ormai importantissimo, per la emigrazione in vasta scala, verificatasi in questi ultimi anni». Il 28 luglio del 1908, accusando le regie poste «del modo assolutamente deplorevole», con cui era condotto l’iter, si avvisava che il fattorino Salvatore Albano, pagato dal comune con £ 240 annue, aveva espresso di non potercela più fare a recare la corrispondenza in tanti paesi e che per la fine del mese avrebbe cessato senzaltro dal carico di portare pacchi e corrispondenza a Piminoro. Non era possibile svolgere un lavoro che lo conduceva contemporaneamente a Oppido, Piminoro e Zurgonadio. Se l’ufficio di Oppido distava da Zurgonadio solo un chilometro, Piminoro n’era lontano ben 7 di chilometri, che si svolgevano su una strada «pessima». All’amministrazione comunale perciò non restava che reiterare la richiesta oppure provvedere all’aumento del soldo per il fattorino. Queste le dure premesse al provvedimento: «i cittadini in Piminoro hanno pur essi il diritto sacrosanto, al pari di tutti gli altri cittadini del Regno, di avere il sollecito ricapito della loro corrispondenza, e che lo Stato ha il dovere di trattarli al pari dei cittadini dimoranti in Castellace ed in Messignadi, ove è stato impiantato un ufficio e una colletteria postale, ed ora non si sa comprendere la ragione di tale abbandono».
A lungo hanno operato nelle diverse Frazioni degli uffici postali che hanno consentito agli abitanti di usufruirne senza doversi spostare dal luogo di residenza, ma procedendo in avanti ogni cosa è mutata. Piano piano ogni agenzia o collettoria che fosse è stata eliminata e ognuno ha dovuto cercare di adattarsi. Se per l’addietro notavi folle di persone in sosta agli uffici del centro, nel prosieguo, date le possibilità offerte a distanza da nuovi enti, ogni cosa è rientrata in un normale alveo. Un particolare di rilievo. A Oppido hanno svolto il loro impegno a lungo due uffici postali con il secondo ubicato a Tresilico, Comune autonomo fino al 1927. Unendo le due Comunità, a Tresilico l’ufficio è rimasto attivo ugualmente fino a pochissimo tempo fa.
Rocco Liberti
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[1] La storia della Posta e del francobollo, www.poste italiane.it.
[2] Oggi il servizio della distribuzione della posta nel nostro territorio è concentrato in un apposito ufficio a Rizziconi, nel cui comune rientra Drosi. Che non sia un retaggio dell’antica Tenenza?
[3] ROCCO LIBERTI, Rizziconi e Drosi, “Quaderni Mamertini” n. 27, Litografia Diaco, Bovalino 2002, p. 29.
[4] BRUNO FERRUCCI, La storia della posta in Calabria, “Calabria Turismo”, IX-1976, n. 30, pp. 41-46.
[5] STEFANO JACINI, L’amministrazione dei lavori pubblici in Italia dal 1860 al 1867, Ministero dei lavori pubblici, E. Botta, Firenze 1867, VII, pp. 14-15.
[6] Annali universali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio compilati da Giuseppe Sacchi e da varj economisti italiani; volume CLVIII della Serie Prima, volume decimottavo della Serie Quarta, Apile (sic! Aprile), Maggio e Giugno 1864, Milano, Presso la Società per la pubblicazione degli annali universali delle scienze e dell’industria, 1864, Prima relazione, p. 294.