di Bruno Demasi
Dalla decina di emergenze che qualche giorno fa mi sforzavo di riassumere per il nuovo anno e per il nuovo governo regionale avevo colpevolemente escluso una, probabilmente la più importan
te. Quella di accontentare tutti gli amici elettori.
Ed è quella che il nuovo governatore calabrese ha pensato di affrontare subito, o quasi subito, perché gli ci è voluto un mese e mezzo dal fatidico 24 novembre scorso in cui è stato eletto plebiscitariamente col concorso fluviale di ben otto liste.
Un mese e mezzo di trattative, do, des, dam , das, nobisdemus, soppesamenti con bilancia farmaceutica ( o orafa), brontolìi e rabbonimenti, silenzi stampa e indiscrezioni velatissime. Ma finalmente il nuovo governo sembra nato.
Il consiglio regionale ha finalmente il suo presidente e i suoi due vicepresidenti. Il che non è poco agli occhi di quel 25% di elettori calabri che sono convinti di essere riusciti a imprimere alla
politica locale una svolta, seguita da controsvolta e da chissà quante
altre giravolte, nel solco profondissimo della più squisita tradizione
spartizionista meridionale, cui il manuale Cencelli fa solo un baffo.
Il nuovo presidente del consiglio è quel Tonino Scalzo eletto con 22 preferenze sui 24 votanti dei 31 presenti. Le due schede nulle non si capisce bene invece se siano state frutto di goliardia, di distrazione post prandiale o di uno strascico di bontà natalizia ad ogni costo. In ogni caso, secondo gli osservatori ( e in Calabria non mancano, con o senza binocoli) per l’elezione di Scalzo sarebbero stati decisivi i voti di NCD e l’astensione di Forza Italia, i cui consiglieri durante la votazione sarebbero significativamente rimasti in piedi come la Regina Vittoria mentre vedeva appressarsi l’ora fatale.
Tonino Scalzo, il catanzarese renziano della media ora e consigliere uscente, fino a qualche anno fa è stato direttore scientifico dell'Arpacal, esercizio durante il quale era stato rinviato a giudizio insieme all'ex assessore regionale all'ambiente Diego Tommasi e altre 8 persone nell'inchiesta,
mirante a far luce sulle assunzioni all'Arpacal di soggetti che non
avevano i titoli.
Insieme al Presidente sono stati eletti ovviamente anche i due vicepresidenti:
Francesco D’Agostino e Giuseppe Gentile, con i seguenti risultati:
presenti e votanti 31, D’Agostino 14, Gentile 8, Domenico Tallini 4,
Ennio Morrone 3. Non sono mancate in questo caso due schede
bianche, ma solo per esigenze folkloriche.
D’Agostino è esponente della maggioranza di centrosinistra. Pino Gentile invece, reduce dall’epopea ai danni di un quotidiano calabrese ormai sepolto e da un mancato viceministero a
livello nazionale, è riuscito a inserirsi in una vicepresidenza a
livello regionale. Risultato molto eloquente ( anche per i cultori del vecchissimo nuovo ad ogni costo), sia perché il Gentile è stato eletto
nel Ncd , di cui da queste parti è ormai il maggiore se non l’unico
azionista, sia perchè i dati di voto ( 8) evidenziano che sul suo nome ,
e con grande spirito di abnegazione, sono stati dirottati anche i
suffragi di alcuni consiglieri di centrosinistra. I due candidati di
Forza Italia, Morrone e Tallini, pare abbiano racimolato in effetti
soltanto i voti della cosiddetta Casa delle Libertà ( o di ciò che ne
rimane).
Con Giuseppe Neri (centrosinistra) e Giuseppe Graziano (Cdl), eletti segretari-questori, nel più puro degli equilibrismi politici, si è completata la sempre difficilissima elezione dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Calabria, che adesso potrà incominciare ad occuparsi delle altre 10 emergenze della Calabria.
Ma con calma! Per adesso occorre gustarsi un po' della nduja conquistata con tanta fatica!
Prosit!