martedì 30 luglio 2024

Figure mamertine del recente passato: LO SPORTIVISSIMO PROF. SEBASTIANO MAISANO ( di Rocco Liberti )

    Continua da parte del prof. Rocco Liberti, cui va unanime il  ringraziamento, la carrellata su alcune figure mamertine del recente passato che sicuramente hanno lasciato il segno e il ricordo in molti. Dopo la volta di Don Filippetto Grillo,  il cui ritratto tracciato su questa stessa pagina ha riscosso veri e propri record di lettura da parte  di tanti appassionati, è di turno la figura del prof. Sebastiano Maisano , la cui parabola umana, sportiva,  politica, professionale e anche religiosa viene qui delineata con il rispetto assoluto che merita per la sua coerenza. Persona mite e  lineare, lascia ancora un ricordo vivo in molta gente e tra le tante possibili chiavi di lettura della sua vicenda, come giustamente fa rilevare il prof. Liberti, una può mettere d'accordo tutti: l'amore sconfinato per il suo paese e per tutte le sue risorse umane e territoriali, coniugato nell'ultimo scorcio della sua esistenza con l'adesione piena e totale alla spiritualità dei Focolarini e di Chiara Lubich. (Bruno Demasi)

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   Fra i personaggi in vista della Oppido di ieri è da rilevarsi indubitabilmente il prof. Sebastiano Maisano. Atletico, gioviale, in amichevole rapporto con piccoli e grandi, sportivo praticante (lo si è a lungo considerato il miglior portiere della locale squadra di calcio Mamerto che ha furoreggiato sui più disparati campi della Provincia), appassionato di ciclismo. Scriveva nel 1972 Nicola De Meo in “La fobìa di un ragno” (p. 69): “Quanta gioia fornivano i tornei calcistici degli anni ’30 da quella gloriosa squadra “Mamerto” che vedeva impegnati ottimi calciatori, dall’eccellente portiere Sebastiano Maisano al tenace attaccante Rocco Zerbi, che era abile negli stopper e nel dribling”. Fervente fascista, come all’epoca usava quasi indistintamente , e amico e commilitone di mio padre, ho avuto agio di conoscerlo sin da piccolo. Tanto più che tra i ragazzi che più frequentavamo c’erano i figli Angelo e Learco. Giocatore prima, dirigente poi, è stato una colonna dell’ambiente calcistico cittadino. Addirittura, quando si è eliminato lo storico campo del rione Caciagna ed è stato d’uopo servirsi di quello di Varapodio, non ha mancato d’interessarsene. Tra 1970 e 1974 ero delegato comunale allo sport e lui più volte mi ha coinvolto in iniziative al riguardo. L’ultima volta, era il periodo detto, è stato quando per la nuovissima struttura costruita sul corso Aspromonte ha ideato la coppa De Zerbi-Sella. È stato il canto del cigno perché, avendo a che fare con gente di altri tempi e di altra risma, non si è sentito più nelle condizioni ideali per continuare.

    Non solo il calcio rappresentava lo slancio entusiasta di Maisano, anche il ciclismo. Sono note le eterne discussioni tra lui e mio zio Giuseppe Sella su chi fosse da considerarsi superiore tra Guerra e Binda (erano i fatidici a. 30) come altresì il particolare che per i figli arrivati proprio in quel tempo il primo abbia messo al secondo il nome di Learco, l’altro al suo quartogenito quello di Alfredo. Il cosiddetto circolo dei nobili Mamerto era frequentatissimo così come l’adiacente Bar Sella, ai quali convenivano giovani e meno giovani. Ad assistere alle animate dispute si avvicinavano in tantissimi. Negli stessi luoghi si alterneranno negli a. 40-50 i battibecchi tra chi idolatrava Gino Bartali e chi Fausto Coppi. Per quest’ultimo le battaglie orali erano sostenute soprattutto dai fratelli Ernesto e Stelio Pandolfini, particolarmente entusiasmati da Fostò, come lo apostrofavano i francesi.

  Sebastiano Maisano era figlio unico di due forestieri, Arcangelo Maisano (scidese) e Anna Pilieci, pervenuta in Oppido da Filadelfia con incarico di maestra elementare. Era nato il 19 giugno 1909. Maestro del pari, è stato richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale e ha rischiato di perdere il posto. Come il maestro Raffaele Meligrana e altri è stato sottoposto alla Commissione di epurazione (1944-1946) voluta dai vincitori di turno. Stava in pericolo di essere radiato dai ruoli, ma, come lui stesso mi ha riferito, c’è stato il provvidenziale intervento di un altro oppidese ormai di casa a Reggio ch’era parte integrante della stessa, il Preside Domenico De Giorgio, che senza fare proclami di sorta si è schierato in loro favore. I malcapitati hanno saputo dell’aiuto prestato dall’illustre compaesano senza sbandieramenti moltissimi anni dopo i fatti. Situazioni veramente balorde! I giovani erano cresciuti in clima fascista e giustamente ritenevano che quello fosse il regime cui era doveroso prestare fedeltà. E gli anziani, che senzaltro dovevano aver patito per il loro credo, non potevano rivalersene a loro danno.

    Maisano, come tanti, non ha avvertito l’obbligo di cambiare casacca, per cui, originatosi il MSI, vi ha aderito con passione. Era tra i dirigenti che hanno fondato la primaria sede nel basso Cannatà di fronte al Municipio. È stato sempre alquanto attivo e nel 1948 con la lista che ostentava come emblema un Cuore formata da ex fascisti e massoni ha fatto da assessore fino al 1952, ma non sempre è stato tenero con i compagni di cordata. È stato tra quelli che ha perorato e attuato sui piani di Zervò l’erezione di un manufatto a ricordo dei caduti italiani e americani a conflitto appena concluso. 
   
   Parecchio tempo dopo ha fatto ritorno al Comune col MSI da oppositore, ma, in verità, ha sempre seguito con attenzione non lesinando opportuni consigli l’azione del sindaco democristiano avv. Mittica. Possiamo senz’altro dire che vedeva le cose in modo obiettivo e senza interessi di parte. In più di un caso ha cooptato pure me. In un frangente mi contatta e mi induce a notare una strana situazione sulla piazza centrale dove si stavano effettuando dei lavori di ripavimentazione su progetto di ben 4 tecnici. Mi fa: mi pare che ci sia qualcosa di strano in questi lavori. Gli operai, che sono partiti dalla posizione alta, dovrebbero arrivare a quella in basso gradatamente, ma così come stanno facendo alla fine produrranno uno sbalzo di almeno mezzo metro se non più. Come la vedi? Che facciamo? Rispondo che a mio parere aveva pienamente ragione. Dietro mio consiglio abbiamo subito interloquito col sindaco Mittica, il quale, sempre attento a ogni suggerimento utile, ha adunato maestranze e tecnici e tutto alla fine è stato riportato nel giusto alveo. Io ho conosciuto primamente il prof. Maisano quando ancora perdurava la guerra al Nord. Frequentavo le classi della scuola media e lui vi svolgeva il ruolo di professore di educazione fisica. Ricordo molto bene quelle passeggiate inverso Santa Venera, luogo dove attendevamo agli esercizi ginnici.

    Giovane fascista quando sono insorte le liti tra Chiesa e Stato nel 1931, ne sarà stato interessato tanto che non aveva buoni rapporti col clero, almeno ne era assai distante. Negli a. 50 insegnava nelle scuole elementari di Tresilico quando è venuto a fare da parroco don Raffaele Petullà. Questi sovente vi si recava per la sua ora di religione, per cui le discussioni non mancavano, anzi si facevano sempre più animate. I due erano entrambi di carattere fermo e ognuno sosteneva le sue tesi, ma in maniera pacifica. Un deciso mutamento è avvenuto quando a far da parroco al Calvario è arrivato il giovane don Silvio Albanese. Dato anche l’allegria innata di don Silvio, i due si sono subito amichevolmente intesi e la collaborazione non è mancata. Così anche col successore Don Pino Monterosso, parimenti sacerdote molto corretto e affabile. La svolta definitiva gli è stata offerta dai figli, che, portatisi in Alta Italia, hanno aderito al movimento di Chiara Lubich. Per tal causa anche lui quando poteva se ne rendeva postulatore se non altro con i vicini.

    Istituito alla scuola elementare un corso a tempo pieno, Maisano vi è stato inserito dal Direttore Garreffa e gli è stata affidata anche la conduzione del Centro di lettura ove dava il via a interessanti dibattiti tra i giovani del paese. Essendo io passato per un paio d’anni alla segreteria quindi al centro di educazione permanente, mi è stato valido collaboratore sia nell’organizzazione dei due corsi nazionali di poesia che della recita di operette ed altro. Veniva invero egli da un fase in cui a scuola le manifestazioni di tipo culturale erano di prammatica, per cui ha colto il destro per occuparsene ancora. Era anche uno che amava la musica. Suonava abbastanza bene il violino. Sul finire degli a, 40, ma forse ancora prima lui e altri suonatori come mastrangelo Sofo e Pasqualino Buda, durante la novena del Natale si riunivano a concertare in casa del rag. Muscari proprio di fronte al Comune. Era allora in voga una bellissima pastorale dello stesso Muscari. Stavamo fuori la porta ad ascoltare entusiasti e, quando la comitiva s’incamminava inverso la cattedrale, la seguivamo fino alla meta beandoci di quelle soavi note. Talvolta ci spingevamo anche al Seminario, dove avveniva un’ennesima concertazione con direttore il can. Gaetano Cosentino, che di musica se ne intendeva davvero.
       Nel 1971 Maisano ha dovuto patìre una grave ambascia. Com’è come non è, si avvede a scuola di una lettera minatoria. Si chiedeva a lui, che godeva appena del legittimo stipendio, il versamento di una somma in denaro. Era chiaro che si trattasse solo dell’atto di uno scriteriato, ma in una circostanza del genere le pensi tutte, anche quelle più temibili. Non è bastato. Qualcuno dalla parte dell’autore della lettera minatoria ha cercato di mescolare le carte proponendosi di far credere ch’essa fosse stata autoscritta. A tal punto il giudice, cui era stato affidato il tutto, ha immediatamente convocato l’avvocato difensore minacciando che avrebbe fatto arrestare tutti. Alla fine carabinieri e magistratura hanno accertato quale fosse la realtà e messo dentro lo stupido di turno, che peraltro era un lavorante della stessa scuola. Data l’irrilevanza del programmatore del misfatto, alla fine la questione si è sgonfiata e tutto è tornato alla normalità. Il tizio, dopo qualche tempo in guardina, è stato licenziato, almeno per allora. L’amico e collega ha tenuto a darmi copia del rinvio a giudizio dello stolido individuo.

    Il prof. Maisano amava anche scrivere e collaborare con i giornali in qualità di corrispondente. Di suo ho però soltanto l’opuscolo consacrato alla chiesetta del Calvario. Non era privo di verve comica e approfittava di ogni occasione paesana per esprimere bozzetti in rima. Gustoso quello relativo a un collega molto in là negli anni che dall’angolo di una casa stava spesso a sbirciare la possibile uscita di un’anziana serva, che sicuramente a tutto pensava meno che ad amori di sorta. Ha egli finito il suo percorso di vita nel dicembre del 1991. Condotto dai figli a Mondovì, vi è rimasto in vita solo un paio di mesi. Chiedeva sempre insistentemente di essere ricondotto a Oppido, ma non vi è ritornato da vivo.

Rocco Liberti