Mai nel secondo dopoguerra la piana di Gioia Tauro, è sembrata
socialmente sfibrata, come in
questo tempo di crollo di entusiasmi e di valori, ma anche di crisi economica: non
solo sembra essersi abbattuto su di noi un disastro finanziario di cui non abbiamo colpe, ma pare
che non si veda e neanche si cerchi una
via d'uscita.
Al di là dell'accusata inefficienza dello
Stato e delle istituzioni locali , per
trovare la strada giusta per fare riemergere questi paesi, ridotti ormai
pressochè a colonia di chi produce altrove, per uscire da questo ormai lungo e deleterio
periodo di grave difficoltà, sono da impedimento un’atavica coltre di paura, un vago sentimento
di inferiorità e certamente l’incapacità o quasi di relazionarsi sul serio con
le realtà produttive e politiche europee.
Sembra quasi che anche la speranza abbia raggiunto, in questi mesi,
il massimo del suo impoverimento,
specialmente dalle nostre parti, dove un’economia di sopravvivenza, cui siamo
da secoli abituati, la saldezza, nonostante tutto, dei legami familiari,
attenuano almeno quel senso di vuoto e
di fragilità che magari si respira
altrove e ci inducono spesso a rifugiarci nelle tradizioni antiche, anche a
livello ecclesiale, in quelli che a torto forse vengono bollati come
devozionismi di maniera.
Che
cosa maledettamente complicata, la fede cristiana, penseranno in tanti. E che
strana gente hanno incontrato quei pastori, quelle persone semplici in cerca di
Cristo... sembra gente "auto-occupata" in attività e discorsi che non
hanno nessi reali con la vita normale. "Professionisti
dell'entusiasmo" (Come annotava
Pavese nel suo diario: "la più nauseante delle insincerità").
Difficile dar loro torto. D'altronde è la medesima impressione che ha
manifestato, tempo addietro, l’allora cardinale Ratzinger: "E' diffusa oggi qua e là, anche in ambienti
ecclesiastici elevati, l'idea che una persona sia tanto più cristiana quanto
più impegnata in attività ecclesiali. Si spinge ad una specie di terapia
ecclesiastica del darsi da fare. A ciascuno si cerca di assegnare un comitato,
o in ogni caso, almeno un qualche impegno all'interno della Chiesa. In qualche
modo così si pensa, ci deve sempre essere un'attività ecclesiale, si deve
parlare della Chiesa o si deve fare qualcosa per essa o in essa... E' un pò una
perversione dei fattori umani e crea quell'autoccupazione della Chiesa con se
stessa, che non è più disponibile alla testimonianza".
E tutti quanti, nessuno escluso anche
qui, in questa Piana che di notte assume spesso l’aspetto di una landa desolata
e fredda, possiamo affacciarci a quella piccola grotta per scaldarci il cuore ...ma
anche per aprirci la mente e dirci
con maggiore convinzione...
Buon Natale…!