giovedì 23 dicembre 2021

Storia dello strano Natale 2021 nel gelo della Calabria e del mondo (di Bruno Demasi)


La non festa nel gelo senza fine della tendopoli di San Ferdinando, della frontiera  Bielorussia/Polonia e di troppe case di Calabria.


    Non c’è poi tanta differenza tra la non  vita in tendopoli a San Ferdinando e la non vita  nella frontiera tra Bielorussia e Polonia, dove in questi giorni una donna ( ma è solo il simbolo di molte altre) ha vissuto il travaglio e partorito in silenzio e di nascosto in un sacco a pelo, ai bordi di un bosco e in un territorio pullulante di militari assistita dal marito e dal figlioletto di quattro anni, nascosta tra gli alberi con il terrore di essere scoperta.
   Nei giorni che precedono il Santo Natale 2021 succede anche questo ai margini della strana storia di questo tempo in cui i politici della civilissima Unione Europea hanno completamente dimenticato quella strana razza umana, etichettata dovunque, anche dalle nostre parti, come “migranti”, “neri”, “stranieri”, usurpatori  di lavori da reietti, da sfruttati, da “vinti” che non cerca e non vuole nessuno.

    Succede ancora a San Ferdinando nella “nuova” tendopoli che tre anni fa tra il plauso di troppi benpensanti ha preso il posto di quella distrutta dalla sera alla mattina dalle ruspe inviate dal prefetto di Reggio Calabria, lasciando nel pieno dell’inverno più di 700 disperati senza un riparo, sia pure lercio e costruito con lembi di plastica, e costringendoli a riparare nell campagne circostanti.Succede ancora in  quella  nuova tendopoli che nel giro di due-tre anni è diventata peggiore della prima: un nuovissimo inferno di malattie e di fame e di freddo e di paura. Lo stersso inferno, in sostanza, di malattie, fame, freddo e paura che intere colonne di esuli, di profughi stanno vivendo in queste ore alle porte sbarrate della Polonia,
     Raccontano che proprio in questa terra, posta ancora una volta come all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso al confine tra un girone e l’altro dell’inferno, appena il bambino ha visto la luce, il cordone ombelicale è stato legato con un filo di lana sottratto a un maglione sdrucito e poi reciso con i denti. Se la madre e il neonato ce l’hanno fatta è solo grazie all’intervento di alcuni attivisti medici che perlustrano i boschi a ridosso della frontiera per assistere i migranti in difficoltà, perchè in questa foresta, dove migliaia di esuli si nascondono in condizioni disastrose, nessuno ha il diritto di entrare anche se di notte le temperature scendono a 6 gradi sotto zero e peggiorano ogni giorno che passa. Mancano dati certi, ma si sa che molte persone sono morte per ipotermia e ci si domanda quanti uomini, donne e bambini sono stati sterminati in questo modo perché è chiaro che il divieto di soccorrerli la causa diretta della loro morte. 

   Il bambino nato nella foresta è stato uno dei pochissimi fortunati: i soccorritori lo hanno portato in ospedale con la sua famiglia, ma molti, troppi continuano a morire di freddo e di Covid in silenzio.
   E cosa stanno facendo i politici europei per fermare questo massacro silenzioso? Cosa stanno facendo i politici italiani, a parte qualche leziosa e vacua “Legge sul caporalato”, per ridare dignità umana alle migliaia di disperati che attraversano la piana di Gioia Tauro, agli invisibili alloggiati nelle campagne dove vengono sfruttati e spesso anche lasciati moribondi ai margini delle strade sterrate investiti accidentalmente nel buio di gelide mattinate invernali mentre si recano a raccogliere clandestinamente gli agrumi?
    E’ il paradosso di questa sublime festa che è il Natale, il paradosso nuovo e antico di un altro anno terribile che si sta chiudendo mentre si è troppo occupati a inorridire di questi drammi senza fine per pensare alle tragedie silenziose in cui vivono da queste parti migliaia di famiglie calabresi con quasi nulla, prive anche del conforto della carità perchè marchiati a fuoco dagli spiccioli del cosiddetto “Reddito di cittadinanza” diventato nella grande maggioranza dei casi per inisipienza dei nostri legislatori solo un di più per chi ha le tasche piene e solo per pochi un reale mezzo di sostentamento. 

    Anche molti Calabresi sono  stranieri in patria e  in orripilantte aumento quotidiano e  non hanno niente di diverso dagli stranieri in tutte le patrie del mondo costretti a vivere nei nuovi ghetti o tentando di attraversare i confini innevati di certe nazioni della civilissima Unione Europea per il cui parlamento di tanto in tanto ci chiamano a votare.
   Sono stranieri soprattutto per i “patrioti” italici che bivaccano in certe aule parlamentari.
   Stranieri forse  anche per noi stessi che, malgrado tutto, continuiamo ad augurare Buon Natale, ma stavolta forse avremo almeno il  pudore di augurare molto improbabili “Buone feste”